L’Italia, già Paese più vecchio d’Europa, perderà circa 7 milioni di abitanti, l’11% della sua popolazione nei prossimi 50 anni, complice soprattutto il calo della natalità acuitasi con il diffondersi della pandemia con 10.000 nati tra quest’anno e il 2021, e l’esodo giovanile. Una fuga dei cervelli che costa ogni anno allo Stato 30 miliardi di euro di cui 165mila euro a famiglia. Sono soprattutto le donne a lasciare il Paese verso mete preferite quali Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada. Internazionalizzare il sistema educativo superiore, puntare sull’insegnamento in lingua inglese e sull’e-learning alcune delle ricette segnalate dal Rapporto di Rome Business School per arginare il fenomeno e ripartire dalla competenza.
La Ricerca effettuata dal Rome Business School – Research Center ha messo in luce trend, costi economico-sociali e proposte legate al fenomeno dell’esodo giovanile collegato all’invecchiamento della popolazione italiana con uno sguardo agli altri Paesi del mondo.
Dallo studio sono emerse le seguenti condizioni:
182 Laureati hanno abbandonato l’Italia negli ultimi 10 anni e 117 mila solo nel 2018. Aumentano le donne, soprattutto dal nord Italia. Destinazione? Regno Unito, Germania e Francia, UE, Brasil, USA e Australia tra i paesi extraeuropei
Quale la ricetta italiana per crescere i giovani talenti?
Lo sviluppo dell’offerta formativa internazionale, in lingua inglese e dell’e-learning. Focalizzandosi anche sullo sviluppo delle figure professionali più richieste ora sul mercato: Digital marketer, energy managers e data scientists
La chiave di azione per arginare il fenomeno della fuga dei cervelli ed attirare talenti dall’estero risiede soprattutto nello sviluppo dell’offerta formativa in inglese e sul potenziamento dell’e-learning. In tale contesto va ricordato che l’offerta formativa in lingua inglese è una delle emergenze più marcate ma, anche sotto questo aspetto, sono stati fatti significativi passi avanti negli ultimi anni: nel 2013/2014 i corsi erogati in lingua inglese erano 143 mentre sono diventati 398 nell’anno accademico 2018/2019. Una linea di lavoro che sta già interessando molte Business School italiane, deputate a giocare un ruolo essenziale nella formazione di figure dai profili più qualificati e che hanno maggior mercato all’estero. Tra questi profili, secondo la Rome Business School, figurano esperti di digital marketing, ma anche energy manager e legal tech, che vanno ad affiancarsi ai data scientist.
“Le Business School possono svolgere un ruolo chiave nell’identificare le necessità del mondo del lavoro e nel fornire un supporto educativo che colleghi la domanda e l’offerta – commenta il Preside (Dean) della Rome Business School, Antonio Ragusa – Nel nostro caso l’80% per cento degli iscritti riesce ad ottenere importanti progressi salariali e professionali, con percentuali di occupazione dell’85% a tre mesi dal diploma e stipendi lievitati del 121% rispetto alla media pre-master. Il nostro punto di forza sta nel nostro profilo internazionale grazie a partnership sviluppate in tutto il mondo con 50 partner ed un network di 221 aziende multinazionali in tutto il mondo”.
Tra le altre evidenze messe in luce dalla Ricerca per favorire il rafforzamento delle competenze del sistema Paese, la realizzazione di un sistema di defiscalizzazione differenziato in base alla qualità delle posizioni e dei profili professionali, oltre che alle esigenze espresse dalle imprese, e che possa applicarsi sia nell’ottica di agevolare il rientro in Italia che per trattenere i potenziali in atto di andare all’estero; il contrasto ai flussi in uscita favorendo la messa a regime di un sistema di valorizzazione reale per l’entry level dei giovani laureati; la semplificazione normativa mediante creazione di visti d’ingresso specifici (modello USA) e la velocizzazione delle procedure burocratiche per favorire la circolazione di capitale umano altamente qualificato in università e imprese; garantire un coinvolgimento più continuativo e strategico del fronte aziende-università/business school lungo tutta la filiera formazione-lavoro che tenga conto dei reali fabbisogni di professionalità del mercato.